Il “lavoro” nella vita della parrocchia
Nei vangeli è scritto che Gesù viene considerato come un modesto lavoratore, appartenente alla famiglia di un falegname, con un tenore di vita modesto, e non certamente quel “profeta” atteso dal popolo di Israele. (cfr. Mc 6,1-6).
Un “Dio falegname” è motivo di scandalo ed i suoi compaesani non accettano tutto questo. In realtà Gesù, il figlio del falegname Giuseppe, è stato per quasi tutta la vita in famiglia, e parliamo di trent’anni, un modesto lavoratore come tanti del suo tempo.
Eppure, il lavoro è manifestazione di dignità, indipendentemente dal lavoro che viene svolto.
Purtroppo, noi siamo sottoposti a delle categorie di giudizio che qualificano la persona in base al suo lavoro, per cui c’è un abisso di considerazione tra il netturbino ed il direttore di banca. Dimentichiamo il valore della persona, indipendentemente dal lavoro che svolge.
Un po’ questo avviene anche nella realtà delle comunità di fede, perché il ministero del sagrista, ed uso il termine ministero per definire un ruolo chiaro all’interno della Chiesa, è sottovalutato rispetto agli altri servizi. Il valore è sempre nella persona, per cui il sagrista o la brava donna che pulisce in chiesa o aggiusta i fiori svolge un “ministero”, cioè risponde ad un mandato ed anche ad un carisma.
Non so quando arriveremo a comprendere che siamo prima di tutto “battezzati” e quindi viviamo una appartenenza alla Chiesa in quanto figli di Dio, ed è questa una figliolanza confermata dal Sacramento del battessimo.
Segue nella vita della Chiesa lo svolgimento di un ministero, diverso per dono di Dio, per cui c’è chi svolge il ministero sacerdotale o diaconale, oppure il lettore o il corista, il sagrista o la religiosa, la catechista o l’insegnante di religione.
Tanti altri ancora possono essere i ministeri, ma tutti rispondono ad un carisma che viene da Dio, cioè ad una chiamata del Signore, che bisogna saper cogliere nella propria vita interiore.
Un fedele che vuole svolgere un ministero nella propria parrocchia deve prima di tutto nel silenzio della preghiera invocare lo Spirito Santo ed essere illuminato sul carisma che ha ricevuto. Il ministero o lavoro da svolgere nella vita di una parrocchia è il frutto di un carisma e di un dono di Dio.
Se un fedele va dal parroco e chiede di collaborare in parrocchia, la risposta del parroco, grato per la disponibilità, è una sola: prega il buon Dio perché ti faccia comprendere cosa è bene che tu faccia per la comunità e quindi manifestare il carisma ricevuto.
Alla domanda “cosa fai in parrocchia?” la risposta può essere una sola: svolgo un ministero, quello che il buon Dio mi ha fatto scoprire con il dono del carisma.
Un giorno comprendere come la vita della parrocchia è un insieme di carismi che diventano ministeri per servire la comunità.
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